Un titolare di 64 anni ha ricevuto una pena di 2 anni e 6 mesi per violenza sessuale su una dipendente. Ecco cosa è successo.
Un uomo di 64 anni, proprietario di un negozio di oggettistica a Corciano, vicino Perugia, è stato recentemente condannato a 2 anni e 6 mesi di reclusione per violenza sessuale continuata ai danni di una giovane dipendente. Originario di Roma, l’imputato ha visto riconosciuta la sua colpevolezza in un processo che ha sollevato questioni importanti sul comportamento inappropriato in ambito lavorativo.
Dettagli dell’accusa e della difesa sul caso di violenza sessuale
L’accusa ha descritto come l’uomo abbia ripetutamente molestato la giovane, includendo pesanti palpeggiamenti e azioni volte a limitarne la libertà fisica. Questi atti erano aggravati da insulti e pressioni per atti sessuali, perpetrati sfruttando la posizione di potere dell’uomo come datore di lavoro. Nonostante le sue azioni fossero chiaramente inappropriate e illegali, l’imputato ha cercato di minimizzarle, descrivendole come semplici scherzi. Come riportato da Il Messaggero.
Come ripreso da Il Messaggero, il procuratore aggiunto Giuseppe Petrazzini aveva inizialmente richiesto una pena di 5 anni e 6 mesi, sottolineando la gravità e la premeditazione delle condotte. Tuttavia, la corte, presieduta da Carla Maria Giangamboni e composta dai giudici Serena Ciliberto ed Edoardo Esposito, ha accolto in parte la tesi della difesa, riducendo la pena richiesta.
Dalla difesa, l’avvocato ha evidenziato una presunta mancanza di piena consapevolezza dell’illiceità delle proprie azioni da parte dell’imputato. Presentando il comportamento come goliardico e socialmente accettabile all’epoca dei fatti. Questo quadro, però, non ha impedito che il giudizio si concludesse con una condanna, sebbene inferiore alle richieste dell’accusa. Come fonte da Il Messaggero.it
La sentenza e le sue implicazioni
Nonostante l’imputato non sia stato assolto, la riduzione della pena indica una considerazione parziale della sua mancata consapevolezza delle implicazioni legali e morali dei suoi atti. In seguito alla condanna, il tribunale ha deciso di affidare l’uomo in prova al servizio sociale, segno di una fiducia nel suo potenziale di rieducazione e miglioramento personale.